Una barca di 35 piedi per 35 ore a 35 nodi con mare in burrasca.
La Quasar I, un Jeanneau Sun Odyssey 35 del 2004, è la barca piu’ piccola e meno attrezzata della flotta.
L’equipaggio: Fernando, Bernardino, Francesca, Adriano e Piero.
Fernando e Bernardino armatori e timonieri con esperienze di regate costiere e di altura e soprattutto di navigazione in coppia.
Francesca, patentata da 6 anni con il ruolo di drizzista esperienza sospesa per qualche anno… ma donna coraggiosa.
Adriano patentato da diversi anni con il ruolo di prodiere… conosce bene la barca avendoci regalato per tre anni consecutivi.
Piero patentato da pochi mesi… con il ruolo di trailer… il meno esperto ma il piu’ tosto sia per volonta’ sia per il suo fisico alla rambo.
Ci trasferiamo al porto di Riva di Traiano il 17 aprile si mettono a punto le ultime cose… si incontrano amici e se ne conoscono di nuovi, si da una occhiata alle barche concorrenti… oddio sono tutte piu’ attrezzate della nostra e tutte piu’ grandi, speriamo di arrivare nel tempo massimo e possibilmente non ultimi, questo e’ quello che ci diciamo e ci promettiamo uno con l’ altro. Ricontrolliamo tutte le attrezzature di sicurezza… ripassiamo il loro impiego… stiamo tranquilli 3/5 dell’ equipaggio ha partecipato al corso di sopravvivenza in mare.
E’ la prima regata cosi’ impegnativa, 535 miglia non sono poche, ma riteniamo di avere l’esperienza per provare.
Sabato 18 aprile
Ci bollano il motore e ci chiudono con un elastico l’ elica abbattibile, arriva la cambusa sistemiamo tutto e subito a nanna.
Domenica 19 aprile
alle 11 arriva il gommone del comitato che ci porta fuori dal porto, issiamo le vele, man mano escono tutti.
Alle 12 si parte per l’ avventura. Vento debole, pioggia e mare poco mosso, lasciamo la linea di partenza dopo pochi minuti ma per doppiare la boa di disimpegno dobbiamo fare un paio di bordi, riusciamo a svincolarci e dietro di noi rimangono una manciata di barche. Bene cosi’, si opta per una rotta alta dalla costa, e saliamo, si naviga a due nodi ma intorno a noi contiamo una quindicina di barche, non stiamo messi proprio male, con venti leggeri la Quasar I sa difendersi. Arriva la notte e il vento si ferma del tutto restiamo impantanati per circa due ore nella bonaccia, siamo arrivati al traverso di Torvajanica, le miglia fatte non sono tante ma le altre barche le vediamo tutte. Non appena si alza una bava di vento proviamo a puntare Capo d’ Anzio ma si scende troppo e decidiamo di virare ancora verso il largo. Intanto i turni si susseguono, turni di tre ore a coppia con uno a disposizione.
Alle 10 del mattino ci ritroviamo con la prua verso Zannone, vento a lasco 5/6 nodi. Alle 14 stiamo a ridosso di Zannone ed il vento cala ancora le 15 barche stanno tutte lì a lottare con la bonaccia la barca procede lentamente a un nodo. Verso le 17 il vento comincia ad alzarsi, decidiamo di issare il gennaker e di tangonarlo, la barca viaggia che è una meraviglia, non stavamo nella pelle nel vedere una decina di barche dietro noi che arrancavano. Fino alle 19 veleggiamo con le vele spiegate anche se il vento era salito a 20 nodi, ma la barca va.
Si sta facendo buio decidiamo nostro malgrado di ammainare il gennaker per paura del buio. Navighiamo verso il cancello di Ventotene con il fiocco tutto aperto ma dando una mano di terzaroli alla randa. Perdiamo qualche posto perche’ le altre barche, con equipaggi piu’ esperti, non ammainano gli spi. Entriamo dentro il cancello di Ventotene alle 22.13 in fila indiana con le altre barche, al massimo ci hanno preso 27 minuti, ma pensiamo che con i compensati non stiamo messi male. Abbiamo percorso circa 120/130 miglia.
Passata Cala la Nave dirigiamo la prua verso Lipari, il vento spinge sempre al lasco, cerchiamo di prendere la seconda mano di terzaroli… ma c'è qualche problema… il vento sale fino a 35 nodi, il mare inizia a montare, la pioggia non ci lascia mai. La barca inizia a straorzare decidiamo di ridurre il fiocco e ammainiamo la randa, la barca va che e’ una meraviglia raggiunge anche punte di 10 nodi di velocita’ e non scende mai sotto gli 8 nodi. Qui iniziano i primi guai, Francesca nonostante il cerotto inizia a star male… dopo un po’ è fuori combattimento scende in cuccetta. L’ ETA sul Gps segna ore 21 arrivo a Lipari. Dalle 3 alle 6 in coperta c’eravamo io ed Adriano lascio il timone ad Adriano e ci divertiamo un mondo a vedere la barca stabile e veloce che viaggia come un treno con vento forte di lasco. Notiamo che quando il vento supera i 30 nodi le sartie fischiano… non eravamo abituati a questi segnali ne’ a timonare in quelle condizioni, ma man mano che prendiamo confidenza con la nuova situazione tutto ci sembrava normale. Alle 6 viene su l’ altro turno ed Adriano va in cuccetta a riposarsi, si mette sul divanetto della dinette ma una straorzata lo fa volare e batte il fianco destro sul supporto del tavolo, rimane per qualche minuto senza fiato e dolorante… non si puo’ muovere, anche lui è fuori dai giochi da qui in avanti si sostiene con fiale di antidolorifici e rimane in cuccetta. I turni saltano tutti, siamo rimasti in tre a poter condurre la barca e da li’ in avanti restiamo tutti e tre nel pozzetto alternandoci io e Fernando al timone con Piero che dava una mano dove poteva. La situazione, con il passar delle ore, diventa pesante: zuppi, nonostante la cerata, mal nutriti, un freddo cane che entra nelle ossa. Ma si continua a navigare tutto il giorno con venti che arrivano fino a 42 nodi ed il mare ormai in burrasca da diverse ore. La barca è sotto controllo, qualche straorzata ogni tanto ma niente di piu’. Verso le 19 avvisiamo il comitato che stiamo a 15 miglia dal cancello e la barca la portiamo sotto Lipari, mancano solo 6 miglia. Fernando al timone ed io con il Gps per guidarlo tra le tre isole Salina, Lipari Vulcano decidiamo di passare sopra a Salina ma con il fiocco ridotto e’ impossibile, le virate sono ovviamente troppo larghe, sarebbe d'obbligo issare la randa… ma con una sola mano di terzaroli, il vento tira da 30/35 nodi e la randa non sale...il meolo si è ingarbugliato con la borosa...non ci fidiamo ad andare all'albero per risolvere il problema.
A questo punto io cedo di schianto, ho bisogno di riposare… sono cotto sia fisicamente che mentalmente, devo scendere in cuccetta e’ la sola cosa che desidero e voglio. Prima di addormentarmi sento il rumore del motore, ho pensato che lo avevano acceso per sicurezza e che stavamo passando il cancello di Lipari… ho anche pensato che erano dei grandi, avevano trovato il sistema per salire verso Salina... e mi sono addormentato. Verso le 3 ho sentito Piero che mi chiamava” Dai Bernardino sali… non abbiamo piu’ energie” in un attimo mi sono rivestito con tutti gli abiti bagnati e sono uscito in pozzetto agganciandomi alla life line, invitando gli altri ad andare a riposare.
Fernando mi sussurra “Bernardi’ abbiamo un altro problema! Il motore ha qualche problema al raffreddamento, la spia rossa si accende”. Potrebbe dipendere dalle batterie. Fernando e Piero scendono sotto coperta, la barca è a 20miglia da Lipari con prua verso Ventotene. Benissimo penso, guardo dietro e vedo le luci di 5 barche in avvicinamento, chiamo Piero per issare la randa visto che il vento era un po’ calato, ma lui mi risponde “ lo facciamo con il giorno”un po’ stupito continuo a timonare. Ma verso le 5 decido di mettere il pilota automatico ed issare la randa da solo, Piero non appena sentito il rumore delle vele, sale e mi annuncia che non avevamo passato Lipari e che stavamo tornando indietro, insomma che ci eravamo ritirati. Nel frattempo si sveglia anche Adriano, Francesca e Fernando. Cerchiamo di ricostruire gli eventi e capire cosa fosse successo ed iniziamo a chiederci: Perche’ non siamo rimasti a ridosso dell’ isola aspettando il giorno? Perche’ quando sono salito non mi hanno detto che ci eravamo ritirati?Perché? Perché? La risposta alla fine è solo una, che siamo tutti scoppiati, mentalmente e fisicamente. Non si puo’ timonate una barca per 35 ore con vento a 35 nodi sotto la pioggia, riposando poco e mangiando di meno. Quando il gruppo si e’ rimesso in sesto e ci siamo potuti confortare abbiamo con 5 minuti aggiustato la girante e sbogliato il meolo della randa che si era imbrogliato con il secondo terzarolo impedendoci di aprile la randa al cancello di Lipari...anche se troppo tardi, ormai siamo a 60 miglia da Lipari...con la coda tra le gambe rientriamo al Porto di Roma. Giovedi’ 23 aprile alle ore19 eravamo a terra.
Fernando mi sussurra “Bernardi’ abbiamo un altro problema! Il motore ha qualche problema al raffreddamento, la spia rossa si accende”. Potrebbe dipendere dalle batterie. Fernando e Piero scendono sotto coperta, la barca è a 20miglia da Lipari con prua verso Ventotene. Benissimo penso, guardo dietro e vedo le luci di 5 barche in avvicinamento, chiamo Piero per issare la randa visto che il vento era un po’ calato, ma lui mi risponde “ lo facciamo con il giorno”un po’ stupito continuo a timonare. Ma verso le 5 decido di mettere il pilota automatico ed issare la randa da solo, Piero non appena sentito il rumore delle vele, sale e mi annuncia che non avevamo passato Lipari e che stavamo tornando indietro, insomma che ci eravamo ritirati. Nel frattempo si sveglia anche Adriano, Francesca e Fernando. Cerchiamo di ricostruire gli eventi e capire cosa fosse successo ed iniziamo a chiederci: Perche’ non siamo rimasti a ridosso dell’ isola aspettando il giorno? Perche’ quando sono salito non mi hanno detto che ci eravamo ritirati?Perché? Perché? La risposta alla fine è solo una, che siamo tutti scoppiati, mentalmente e fisicamente. Non si puo’ timonate una barca per 35 ore con vento a 35 nodi sotto la pioggia, riposando poco e mangiando di meno. Quando il gruppo si e’ rimesso in sesto e ci siamo potuti confortare abbiamo con 5 minuti aggiustato la girante e sbogliato il meolo della randa che si era imbrogliato con il secondo terzarolo impedendoci di aprile la randa al cancello di Lipari...anche se troppo tardi, ormai siamo a 60 miglia da Lipari...con la coda tra le gambe rientriamo al Porto di Roma. Giovedi’ 23 aprile alle ore19 eravamo a terra.
Abbiamo seguito la regata da internet, il tempo massimo scadeva domenica 23 aprile alle 12 ed Amatola, che e’ stata sempre dietro a noi, si e’classificata terza di classe...
La delusione e’ stata tanta… ma questa regata ci ha fatto conoscere i nostri limiti mentali e fisici, il mare ci ha insegnato qualcosa in più e il prossimo anno potremo ripetere questa esperienza con maggiori possibilità di riuscita.
Buon vento a tutte le persone che come noi amano il mare ed il vento.
Bernardino Pera
1 commento:
ammazza se so rotti il culo!
so dei folli!
mi piacciono.
Ivan
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