mercoledì 24 marzo 2010

Jiddu Krishnamurti

Scoprire l'esistenza di personaggi come questo mi da sempre una grande gioia e speranza

« C'è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all'angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente. »
(J. Krishnamurti, Di fronte alla vita)



da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Jiddu Krishnamurti (in lingua telugu: జిడ్డు కృష్ణమూర్త; Madanapalle, 12 maggio 1895Ojai, 18 febbraio 1986) è stato un filosofo apolide. Di origine indiana, non volle appartenere a nessuna organizzazione, nazionalità o religione.

È considerato l'ultimo Iniziato vivente in attesa della venuta del futuro Maitreya; l'allora presidente della Società Teosofica Annie Besant che lo teneva vicino come fosse suo figlio, lo allevò con lo scopo di utilizzare le sue capacità come veicolo del pensiero teosofico.
Viaggiò per il mondo tutta la sua vita fino all'età di novant'anni parlando a grandi folle di persone e dialogando con gli studenti delle numerose scuole da lui costituite con i finanziamenti che otteneva.
Quello che stava a cuore a Krishnamurti era la liberazione dell'uomo dalle paure, dai condizionamenti, dalla sottomissione all'autorità, dall'accettazione passiva di qualsiasi dogma.
Il dialogo era la forma di comunicazione che preferiva. Voleva capire insieme ai suoi interlocutori il funzionamento della mente umana e i conflitti dell'uomo.Riguardo ai problemi della guerra e della violenza in genere, era convinto che solo un cambiamento dell'individuo può portare alla felicità e che le strategie politiche, economiche e sociali non siano soluzioni radicali alla sofferenza umana.
Insisteva sul rifiuto di ogni autorità spirituale o psicologica, compresa la propria, ed era interessato a capire come la struttura della società condizioni l'individuo.

Krishnamurti parlava di come nello specchio dei rapporti (umani e con le cose) ognuno può scoprire il contenuto della propria coscienza che è comune a tutta l'umanità (non-dualismo tipico dell'Advaita Vedānta). E diceva che questo può essere fatto in modo diretto, scoprendo che la divisione tra osservatore e ciò che è osservato è in realtà dentro noi stessi. Diceva che proprio questa divisione dualistica, che impedisce la percezione diretta è alla base del conflitto e dell'infelicità dell'uomo.
Celebre e significativa è la sua affermazione "la Verità è una terra senza sentieri" che può ben rappresentare il nocciolo del suo insegnamento che ha spronato l'uomo a liberarsi da ogni strada già tracciata, dal passato, dai dogmi, dalle ideologie, guardando la realtà senza alcun condizionamento.
« Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente. Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una "fede". La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri. (Discorso di scioglimento dell'Ordine della Stella, 3 agosto 1929, Ommen, Olanda »
Un'altra delle sue frasi celebri era "la vera rivoluzione per raggiungere la libertà è quella interiore, qualsiasi rivoluzione esterna è una mera restaurazione della solita società che a nulla serve" ed inoltre " la rivoluzione interiore va fatta da sé per sé, nessun maestro o guru può insegnarti come fare".

lunedì 22 marzo 2010

Vendesi appartamento a Novara

Vendo appartamento causa trasferimento in altra città
l'appartamento è a Novara in zona Bicocca, Terzo e ultimo piano senza ascensore. in piccola Palazzina di 12 appartamenti ,
80 mq composta da corridoio , ampia sala con angolo cottura , 2 camere da letto , bagno , balcone , box e cantina.
Ristrutturato 2003
85000 trattabili sono gradite offerte per rapida vendita

Il primo passo, lasciare Novara, siamo riusciti a farlo dopo anni di attesa...
ora rimane il non meno importante, anzi direi fondamentale, la vendita dell'appartamento
non tanto per metterci in tasca grandi cifre...ma per estinguere il mutuo e liberarci di questo ramo secco.
Già il periodo in se non è dei migliori per vendere ne si può sperare di lucrarci ma almeno ci auguriamo di fare in fretta e toglierci questo dente per poter ripartire da dove abbiamo interrotto.

lunedì 15 marzo 2010

Sognando mari lontani...



Oggi ancora una bella giornata di sole e allora perchè starsene in casa...salgo su in terrazzo a leggere "Un vagabondo dei mari del sud" di Moitessier...

giovedì 11 marzo 2010

Bora 100 nodi!!!



Ieri a Trieste la Bora ha raggiunto il record di 212 km/h, un uragano di vento e neve.
La Bora (Burja in sloveno, Bura in croato) è un vento catabatico, cioè di caduta e compressione adiabatica, di provenienza nord/nord-orientale, che soffia con particolare intensità specialmente verso l'Alto e Medio Adriatico e verso alcuni settori dell'Egeo e del Mar Nero in presenza di forti gradienti barici tra continente e mare.
Il nome è contratto da Borea, dal latino omonimo e dal greco βορέας (vento del nord, si veda anche la figura mitologica greca chiamata Borea) che [ de Simon G.] a sua volta si ricollega a ὅρος (monte) o, secondo altri, all'arabo boor (neve). Si veda anche il termine burja in altre lingue slave (esempio: in rus.: буря (tempesta)).
La bora più conosciuta è quella di Trieste. In Croazia è celebre anche quella di Segna e in Slovenia quella di Aidussina. Lambisce marginalmente anche alcune località del Friuli, tra le quali Udine e Cividale del Friuli, nonché i comuni confinanti con Slovenia.
La sua caratteristica è di essere un vento "discontinuo" ovvero di manifestarsi con forti raffiche, intervallate da un apparente calma di vento.
A Trieste soffia con raffiche, dette "refoli", specialmente in inverno, ed è denominata "bora chiara" in presenza di cielo prevalentemente sereno e "bora scura" con cielo coperto o molto nuvoloso .
L'aria artica continentale, relativamente densa e secca, scende da più varchi ("porte") sull'Adriatico: in particolare, fluendo attraverso la "porta di Postumia" o "porta della Bora" per antonomasia - una depressione della catena alpina nelle Alpi Giulie, tra l'altopiano carsico del Monte Re (Nanos-Hrušica) e il gruppo del Monte Nevoso (Snežnik-Javornik) - investe il settore triestino, attenuandosi al di fuori di una ristretta fascia di scorrimento limitata a nord ovest dal Monfalconese e a sud est dalla parte settentrionale dell'Istria bianca.
Nel golfo di Trieste la bora mantiene la direzione principale ENE-WSW, causando un vivace moto ondoso e di deriva. Sia pure notevolmente indebolita, si fa sentire sino a Venezia, a Chioggia, ed oltre. Nel semestre invernale questo tipo di vento può raggiungere e superare velocità di 35-40 m/s e può durare per diversi giorni. Sempre a Trieste, a causa delle frequenti giornate di bora (circa 1 giornata su 4 all'anno nei mesi invernali, in media), il tempo locale varia in modo repentino e caratteristico.
Il record di velocità a Trieste è stato toccato il 10 marzo 2010, quando nella limitrofa Valle delle Noghere la Bora ha raggiunto i 212 km/h.
Un antico detto dei vecchi della Venezia Giulia, soprattutto fiumani e triestini, recita che "la Bora nasce a Segna (Senj), si sposa a Fiume e muore a Trieste".

martedì 2 marzo 2010

George Gray

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore busso' alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamo', ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita puo' condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio,
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

Antologia di Spoon River
Edgar Lee Masters

lunedì 1 marzo 2010

Comment naissent les bateaux



Come nascono le barche è il tema di una serie di opere di Jean Olivier Heron. Con una metamorfosi surrealista una farfalla, un uccello o una balena si trasformano in specifici tipi di barca. Trovo siano molto belli.